Palazzo INAIL in Roma

 Palazzo INAIL • arch. Armando Brasini, ing. Guido Zevi • 1926-33

invai sul finire degli anni ‘20 per Mussolini Brasini era “[…] l’unico architetto degno di poter mettere le mani sul centro di Roma”, ma una volta completata e inaugurata la nuova sede INAIL lo stesso Duce sostenne che “l’edificio è un autentico infortunio capitato proprio alle Assicurazioni degli Infortuni!”.

Sono ben note immagine satiriche che circolavano in quegli anni, frutto di smaniosi vignettisti ben felici di demolire (forse non solo verbalmente e attraverso la stampa) la sede dell’attuale via IV novembre.

Eppure oggi questo fuori scala del centro storico ben si amalgama a una città variegata e stratificata, pensata e ripensata, edificata e ricostruita.

L’architetto Brasini, con la consulenza strutturale dell’ingegnere Zevi, progetta un edificio capace di troneggiare la salita del Quirinale, instaurando un rapporto dialettico con la mole del Vittoriano, terminato da poco più di un decennio (dove, tra l’altro vi metterà mano nel 1935…ma questa è un’altra storia architettonica).


Ben ci ricorda Marina Mattei che il Nostro “[..] è l’architetto della romanità o, meglio, l’inventore di uno stile che rielabora e riprende in pieno il complesso mondo che coniuga spazialità e decorazione così vicino all’immagine dell’architetto/scultore, creatura già appartenente al passato romano dell’età dell’Impero. Infatti l’architettura romana nasce con l’imprimatur forte del committente e si articola in una serie di spazi concepiti secondo la sequenza dentro/fuori, per i quali si crea una tipologia ben precisa collegata alla funzione, ma anche alla propaganda ideologica.”

Il Fascismo era alla ricerca di un nuovo linguaggio nazionale, e le costanti ricerche di razionalisti, modernisti e “monumentalisti” decretarono l’eclissi delle corrente eclettiche, dei neo-barocchetti romani, dei visionari del passato di inizio Novecento.


Tale presa di posizione è ribadita alla “[…] II Esposizione di architettura razionale tenutasi a Roma nel 1931 nella galleria di Pier Maria Bardi - e ufficializzata da una visita privata di Mussolini - [dove] alcune architetture brasiniane campeggiavano nel celeberrimo Tavolo degli orrori.” (Roberto Dulio).

Le modanature curvilinee e spezzate bororminiane possono essere espresse unicamente nello scalone d’onore e bel cortile interno. Le citazioni delle strombature di Palazzo Barberini - di Maderno e dello stesso Borromini - non trovano una felice collocazione sui prospetti esterni, ma vanno ricercate, scavate, negli ambienti interni.

…che visione, l’architetto Brasini!






















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