Un sogno chiamato E42
L’idea di una Esposizione italiana la si deve a Giuseppe Bottai, Governatore di Roma, colui che nel 1935 propose a Mussolini di organizzare questa manifestazione proprio nella capitale. Durante l’anno successivo si scelse il 1942 come anno in cui si sarebbe tenuto l’evento, una data simbolica per festeggiare il XX anniversario della marcia sulla capitale; verso la fine del ‘36 lo stesso duce scelse come sito per l’edificazione un’area di circa 400 ettari situa- ta a 6 km a sud delle mura aureliane, verso Ostia, in un progetto di futura espansione urbana verso il Mediterraneo.
Il nuovo asse che congiunge Roma con Ostia è il cardo massimo, mentre la via che connette il palazzo dei congressi con il palazzo della civiltà e del lavoro è il decumano: all’incrocio ortogonale delle due vie trova posto la piazza Imperiale, delimitata dalla città della scienza e dalla città dell’arte.
Il sistema di vie apparentemente infinite, di prospettive centrali e di monumentali edifici disposti come quinte sceniche di una contemporanea città ideale, di forte matrice rinascimentale, è snodato lungo assi ortogonali fra di loro; ecco che vi si identificano la piazza imperiale - con al centro l’obelisco Marconi - la piazza della romanità, il palazzo del commissariato e dell’ente autonomo di Gaetano Minnucci, il palazzo delle feste, dei congressi e dei ricevimenti di Adalberto Libera, il palazzo della civiltà italiana - comunemente chiamato Colosseo quadrato - di Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula e Mario Romano, la chiesa dei ss. Pietro e Paolo di Arnaldo Foschini.